Un iPad “risoluzionario”. La fine della vecchia Apple?

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C’è sempre un gran fermento all’annuncio di un nuovo prodotto Apple. L’eco di novità che circonda lo Yerba Buena Center di San Francisco riesce in poco tempo a far spazio tra pubblico e giornalisti, facendo il giro del mondo in qualche secondo, a suon di live-blog e coverage aggiornatissimi. Il nuovo iPad, questo il nome “ufficiale” con cui è stato introdotto il dispositivo, sembra volersi fermare ad una semplice evoluzione del predecessore, scontentando chi, invece, si aspettava chissà che rivoluzioni. Perché più che di rivoluzione, si è parlato di risoluzione. Ma ci sono davvero i motivi per il malcontento che si legge nella rete? Secondo noi, no. Assolutamente no.

Da qualche parte si crede che Apple sia in qualche modo tenuta, quasi per onorare la mole di voci e indiscrezioni che la circonda ogni anno, a stupire il pubblico con scelte coraggiose e mai banali. Vi ricordate la presentazione dell’iPhone? Un dispositivo, quello sì, rivoluzionario, che in pochissimo tempo è riuscito ad impostare un trend, una moda e un punto di paragone.
E poi, anni dopo, boom, l’iPad, visto come un qualcosa di meno rivoluzionario del fratello minore, ma allo stesso tempo capace di farsi spazio nel caos del mercato, impostando, anche qui, caratteri di base sui quali poi sarebbe stato costruito il mondo dei tablet.

Ma com’è la Apple di oggi? Come, insomma, può essere descritto il dopo-Jobs? Già con iPhone 4S alcuni hanno voluto vedere una certa mancanza di coraggio nell’azienda, sottolineata dalla voglia di mantenere alcuni caratteri sicuri e collaudati dei propri prodotti; e oggi, con questo nuovo iPad, la storia sembra ripetersi. Quali sono le innovazioni? Un Retina Display che introduce la risoluzione maggiore mai vista su un dispositivo mobile. Tutto qui? Sì, tutto qui. Processore più performante, ovviamente, rete 4G e lingua giapponese a Siri (come se ci riguardasse). Dov’è finito il bisogno di innovare che ha sempre contraddistinto la casa della Mela?

Razionalizzando, è evidente, suona come un discorso un po’ forzato. Sebbene il non-spingersi-troppo di Apple possa dare adito a qualche lamentela (poco lecita, a nostro avviso), appare subito chiaro come, questa volta, l’azienda californiana abbia preferito (a ragione) consolidare il proprio mercato, senza alcun bisogno di espanderlo. L’iPad 2 era e continua ad essere un dispositivo completo, e la sua evoluzione si vuole impostare come punta di diamante del mercato tablet Apple (e non solo). Ovviamente, allo stesso prezzo del predecessore.

Retina Display, processore quad-core e rete 4G. Tutto qui?
Sì, tutto qui.
E c’è davvero bisogno o voglia di altro, in un tablet del 2012?
E di cosa?

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