App Economy: Apple ha creato oltre 80’000 posti di lavoro nell’ultimo anno

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Recentemente Apple è stata più volte al centro di innumerevoli critiche riguardo l’assemblaggio dei propri iDevice. A dispetto di quanto ci saremmo potuti aspettare, l’azienda di Cupertino ha scelto di assemblare i dispositivi in Cina, sfruttando il basso costo della manodopera. La scelta ha scatenato polemiche in tutto il mondo, ma Apple, dal canto suo, assicura che oltre 500’000 posti di lavoro solamente negli Stati Uniti.

Molti si potrebbero domandare da dove arrivano tutti questi posti di lavoro? ebbene, forse avete tralasciato il più grande mercato online del mondo: l’App Store. Ad oggi sullo store sono presenti oltre 800’00 applicazioni (numero in continua crescita), e per realizzarle sono necessari gli sviluppatori.

Ecco allora che di conseguenza sono nate migliaia di software house, se non utenti indipendenti che hanno deciso di dilettarsi nella produzione di applicazioni, con il solo intento di fare fortuna e vedere la propria creazione sugli smartphone di persone in tutto il mondo.

A conferma di quanto precedentemente affermato, nei giorni scorsi Apple ha reso disponibili nuovi dati veramente importanti.  Secondo le ultime stime ufficiali, nel corso del 2012 l’azienda di Cupertino ha permesso la creazione di oltre 86’000 posti di lavoro negli Stati Uniti; di questi, solamente 3’000 sono stati assunti direttamente da Apple, i restanti 83’000 sono dovuti alla creazione di applicazioni da lanciare sull’App Store.

Come avete potuto notare i numeri sono effettivamente da capogiro, ma ciò comunque non deve distogliere l’attenzione dal principale problema quale è l‘assemblaggio; se l’azienda dovesse decidere di riportare il tutto negli Stati Uniti si avrebbe sicuramente un grande aumento dei posti di lavoro, ma sopratutto non riuscirebbero ad aggirare l’imposizione fiscale.

Ricordiamo infatti che non solo Apple ha deciso di assemblare i prodotti in un altro stato proprio per aggirare le tasse degli Stati Uniti. In conclusione mostrare tutti questi numeri della cosiddetta “App Economy” possono incantare, ma non possono distogliere l’attenzione dal problema principale.

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